AUSCHWITZ

"Arbeit macht frei". Questa è l'insegna che si erge davanti a noi, all'ingresso del campo di Auschwitz ed essa assunse nel tempo un forte significato, sintetizzando in modo beffardo le menzogne dei campi di concentramento, nei quali I lavori forzati, la condizione disumana di privazione dei prigionieri e il destino finale di morte, contrastavano con il significato opposto del motto stessso.
"Those who do not remember the past are condemned to repeat it." Questa, invece, è la frase che ci accoglie all'ingresso di una delle strutture adibite al museo di Aschwitz. Una frase che fa riflettere sul fatto che chi non conserva la lezione ricevuta attraverso le esperienze della vita è inesorabilmnte destinato a inciampare di nuovo in errori e falimenti.
Con la nostra guida polacca, per visitare tutte le sale, percorriamo i corridoi, sulle cui pareti sono appese le fotografie di tutte le persone deportate in quel campo, con incise le rispettive date di deportazione e di morte. Vedere tutti questi volti è stato davvero toccante, abbiamo viaggiato con l'immaginazione e abbiamo pensato a come fossero le loro vite prima di quell'orribile tragedia. Dopo aver attraversato questi corridoi, che appaiono infiniti, arriviamo in una sala in cui erano presenti diversi oggetti personali, tra cui occhiali da vista, protesi, valige, scarpe, vestiti, per poi arrivare ai pigiami a righe. In seguito, ci siamo diretti verso altre sale, nelle quali erano presenti fotografie che mostravano l'estrema anoressia dei deportati.
L'ultima sala che abbiamo visitato è stata quella del memoriale israeliano della Shoah, contenente il grande Libro dei Nomi, su cui sono incisi i nomi di tutte le vittime, come ricordo eterno. All'uscita da quest'altra struttura ci ritroviamo nel Cortile del Muro, muro davanti al quale i soldati tedeschi uccidevano con un colpo di pistola, i deportati che avevano tentato di scappare. Come segno di rispetto nei confronti di tutte queste vittime, nel cortile è vietato parlare.
Infine, lasciamo il campo di Auschwitz con un' ultima immagine, quella del camino di un crematorio, dove migliaia di persone sono state uccise.
Ho lasciato il campo volgendo una mia preghiera a tutti coloro che hanno vissuto sulla propria pelle I giorni terribili nei campi di concentramento, sperando che tragedie simili non ricapitino mai più.















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