A MILANO, UN LUOGO PER RICORDARE

Il giorno 22 Marzo la classe 5BL del Liceo Linguistico Daniele Crespi si è recata presso il Memoriale della Shoah di Milano, in vista della partenza per il viaggio della Memoria “Un treno per Auschwitz”. Il Memoriale della Shoah di Milano è nato il 27 Gennaio 2013 con lo scopo di realizzare un luogo di memoria e incontro negli spazi sottostanti alla Stazione Centrale di Milano. 
Dal cosiddetto binario 21, dove erano caricati e scaricati i treni postali, centinaia di ebrei e deportati politici venivano caricati su vagoni bestiame diretti ai campi di Auschwitz–Birkenau, Mauthausen, Bergen-Belsen, Ravensbrück, Flossenbürg, Fossoli e Bolzano. Dagli stessi binari partirono anche numerosi deportati politici, destinati al campo di concentramento di Mauthausen o ai campi italiani.Il 30 gennaio 1944, partì il primo convoglio di prigionieri ebrei diretto ad Auschwitz-Birkenau. 
Il Memoriale rende omaggio alle vittime dello sterminio e rappresenta un contesto vivo in cui rielaborare in modo attivo la tragedia della Shoah. Il Memoriale vuole essere, infatti, un luogo di studio, ricerca e confronto: “Un memoriale per chi c’era, per chi c’è ma soprattutto per chi verrà”. Sull'atrio, su un lungo muro, vi è incisa la scritta "INDIFFERENZA":  secondo Liliana Segre è stata l'indifferenza a permettere la Shoah. Come afferma Liliana Segre: “Coltivare la Memoria è ancora oggi un vaccino prezioso contro l'indifferenza e ci aiuta, in un mondo così pieno di ingiustizie e di sofferenze, a ricordare che ciascuno di noi ha una coscienza e la può usare”. 
Il Memoriale è articolato in zone differenti adibite alla riflessione e all’ascolto. "L'Osservatorio" è un elemento di forma tronco-conica che si affaccia all'interno dell'area dei binari, consentendo l'osservazione attraverso un sistema di vetri e lenti . 
Segue la "Sala delle Testimonianze", sette ambienti nei quali è possibile assistere alle testimonianze video-registrate dei sopravvissuti. 
Sulla banchina vi sono venti targhe con le date e le destinazioni dei convogli partiti da Milano verso i campi di sterminio e quelli di transito italiani di Fossoli e Bolzano. 
Da qui i visitatori possono attraversare due dei quattro vagoni bestiame originali dell'epoca recuperati e restaurati. 
Dalla prima banchina si accede con una scala al "Luogo di Riflessione", una sala con una panca circolare, che consente il raccoglimento dei visitatori.
Sul "Muro dei Nomi" si leggono i nomi di tutti coloro che furono deportati dalla Stazione Centrale di Milano verso i campi di sterminio, con l'indicazione dei sopravvissuti. 
Soltanto 22 delle 605 persone deportate quel giorno sopravvisse. Tra di loro Liliana Segre, allora tredicenne, che benché così giovane sopravvisse all’amatissimo padre. Il treno partito dal Binario 21 della stazione di Milano Centrale raggiunge il campo di concentramento di Auschwitz Birkenau sette giorni dopo. 
Liliana aveva tentato prima di nascondersi e dopo l’8 settembre 1943, di fuggire in Svizzera; Liliana e suo padre catturati alla frontiera subirono l’umiliazione del carcere e poi la deportazione ad Auschwitz-Birkenau, venne liberata il primo maggio 1945 al campo di Malchow, un sottocampo del campo di concentramento di Ravensbrück. Sopravvissuta ad Auschwitz e alla marcia della morte, Liliana fece, unica della sua famiglia ritorno a Milano. Dei 776 bambini italiani di età inferiore 14 anni che furono deportati al Campo di concentramento di Auschwitz, Liliana è tra i soli 25 sopravvissuti.
Dopo lo sterminio nazista, visse con i nonni materni, di origini marchigiane, unici superstiti della sua famiglia. Nel 1948 conobbe Alfredo Belli Paci, cattolico, anch'egli reduce dai campi di concentramento nazisti. I due si sposarono nel 1951 ed ebbero tre figli. 
Della sua esperienza, per molto tempo, Liliana Segre non ha mai voluto parlare pubblicamente. Ha deciso di interrompere questo silenzio nei primi anni ’90 e da allora si è resa disponibile a partecipare ad assemblee scolastiche e convegni di ogni tipo per raccontare ai giovani la propria storia anche a nome dei milioni di altri che l’hanno con lei condivisa e che non sono mai stati in grado di comunicarla. 
"L'indifferenza è più colpevole della violenza stessa. È l'apatia morale di chi si volta dall'altra parte: succede anche oggi verso il razzismo e altri orrori del mondo. La memoria vale proprio come vaccino contro l’indifferenza.” 


                                                                                                                              Giulia Fanchini






               

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