LA RESPONSABILITÀ DI MILENA JESENSKA
È nota
per le corrispondenze con il filosofo Kafka. Ella è una giornalista che
nell’ultima parte della sua vita ha fatto la reporter. Si ricorda perché è
stata una delle voci che nel 1938/39, nel momento in cui Hitler occupa la
Cecoslovacchia (nel silenzio delle potenze democratico liberali europee) ha
denunciato questa cecità da parte dell’Europa e il carattere terribile della
logica internazionale che in quel momento non aveva ancora capito il pericolo
rappresentato da Hitler. Lei ha detto che poteva morire sia in un lager
staliniano sia nazista, ma muore a Ravensbrück. Lascia Praga perché aiuta molti
ebrei a scappare. Partecipa alla resistenza nazista a Praga. Nel lager incontra
Margaret Guggenheim che proviene da un lager staliniano. Le due ragazze
diventano amiche e quando Margaret si salva dedica un libro a Milena.. In
questa opera protagonista è l’amore che regge una storia dolorosa, non
documenta solo le condizioni, ma anche la storia di amicizia. Ci sono diversi
episodi che ci fanno capire il comportamento della giornalista: appena può Milena
esce dalla fila e si mette a fischiettare. Si può già intendere che sia una
persona irresponsabile, capace di
attraversare il campo per portare il te a una sua amica, nonostante si morisse
di fame. Inoltre lavora in infermeria dove cura molte prostitute con malattie
veneree che se venivano scoperte dovevano essere uccise, allora lei falsifica le diagnosi per salvarle.
Il finale
drammatico viene spiegato con alcuni scritti pubblicati e raccolti in un
racconto chiamato L’ARTE DI STARE IN PIEDI.
Nei suoi articoli scrive sul periodo
successivo alla fine della prima guerra mondiale. Milena è contraria
all’atteggiamento molto diffuso nel Centro Europa, ovvero quello di lasciarsi
andare ritenendo di essere impotenti
davanti a certe situazioni. Si focalizza sul momento in cui succede qualcosa,
per esempio parla dell’occupazione cecoslovacca da parte dell’esercito nazista.
Dice che quando accade qualcosa l’istinto delle persone è la fuga, se non è questa
è uno stato di agitazione; si scappa da
un pericolo che magari non è reale o si adotta un atteggiamento di
pseudo eroismo e/o sacrificio. La fuga rappresenta una condizione totalmente
umana in cui è presente una prima risposta emotiva ad un avvenimento in
cui la nostra quotidianità viene
turbata. Lei dice che in quei momenti bisogna stare fermi (non fare nulla) ed è
l’unica possibilità di fuggire, ovvero controllare la paura perché è l’unico
modo per affermare la propria dignità. Inoltre racconta del momento in cui
arrivano i nazisti a Praga e la popolazione continua a vivere normalmente,
mostra calma, ma una processione di persone deposita mazzolini di bucaneve.
Questo è un gesto fatto non contro l’occupazione, ma per stare insieme, perciò
diventa un gesto comunitario ed estremamente importante per tenere insieme la
dignità dei cecoslovacchi in quel momento offesi. Nota come questo
atteggiamento (che è continuazione della vita quotidiana) influisce su singoli
soldati nazisti di fronte alle donne che depositano i bucaneve sulla tomba del
soldato ignoto, i nazisti rimangono zitti perché capiscono il senso di
dignitosa umiliazione che le donne manifestavano con quel gesto. Esso diventa
un modo per guardare in faccia le persone e riconoscere i loro gesti e il loro
significato. Racconta, ora, un altro esempio ovvero quello del treno in cui un
ceco fa uno sproloquio nazista, ma il militare tedesco lo zittisce. Con ciò
vuole parlare di un atteggiamento troppo servile che andava sradicato. Dà così
valore alla forma di responsabilità che è espressione che per quanto incontrollabili
siano gli avvenimenti, noi ci siamo responsabilizzati, come per dire ci sono,
posso guardare, posso stare zitta, ma in una postura composta e forte,
dignitosa. Questa postura provoca un atteggiamento che evoca la giustizia e che
sottolinea comunque la presenza del singolo e che si può dare significato a molte cose che sono
legate alla nostra esperienza.
La
docente ha citato la giornalista dicendo:
“Mi sono
resa conto che la politica oggi è importante quanto l’amore, essa penetra sotto la pelle e si appiccica al corpo come
una camicia troppo stretta e si annida nel cuore come sentimenti vivi. Finché
individui completamente apolitici non considereranno la politica ossia ciò che
accade, la grande massa si lascerà trascinare dagli avvenimenti e prenderanno
posto alla stessa tavola che viene riempita ogni mezzogiorno.”
Questa è una scrittura in contrasto perché prende in considerazione sia
politica che amore. Fa un riferimento alla pelle, essa ci entra dentro solo se
per politica intendiamo “ciò che accade”, ovvero gli avvenimenti fondamentali
per la nostra responsabilità. Conclude,
infine, dicendo che al posto di lasciarci trascinare dagli avvenimenti,
dovremmo prendere consapevolezza che
essi entreranno nella nostra vita privata e acquisteranno la dimensione della
nostra vita quotidiana. https://lamemoriadelliceo.blogspot.it/2018/04/stare-in-piedi-nella-rivoluzione-dei.html
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