IL GIARDINO DEI FINZI CONTINI


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Autore:Giorgio Bassani
1ª ed. originale: 1962
Genere: romanzo
Lingua: italiano
Ambientazione: Ferrara, 1929-1938
        ProtagonistI: io narrante (anonimo) 
Coprotagonisti:Micòl Finzi-Contini
Altri personaggi: Alberto Finzi-Contini,
Giampiero Malnate, 
il professor Ermanno, la signora Olga, Perotti






Trama

l romanzo si apre con  una gita domenicale conclusasi nella necropoli etrusca di Cerveteri il narratore ricorda la grande tomba della famiglia Finzi-Contini nel cimitero ebraico di Ferrara. Questo ricordo porta con sé, in un unico impulso, la memoria degli anni giovanili e, in particolare, dello speciale rapporto che aveva legato il narratore a quella famiglia . Il narratore ricorda così la Ferrara di fine anni Venti e Trenta, una ricca cittadina di provincia, che ha uno dei propri centri nell’attiva e aristocratica comunità ebraica. Di questa fanno parte la famiglia del narratore e quella dei Finzi-Contini: è attraverso i momenti di vita comunitaria (come le riunioni in sinagoga nei giorni di funzione o nelle grandi festività) che il narratore comincia a conoscere i membri di quella strana famiglia, che molto fa parlare di sé per l’isolamento altezzoso in cui si trincera, emblematizzato dall’alto muro di cinta che chiude l’enorme giardino della loro villa.

Un alone di mistero e curiosità avvolge i coniugi Finzi-Contini e i loro figli, Micòl e Alberto, quasi coetanei del narratore, che durante l’anno ricevono lezioni private nella loro casa e frequentano il locale liceo classico solo per conoscere gli esiti delle pagelle. Proprio in una di queste circostanze il narratore fa per caso la conoscenza di Micòl. Dopo una sonora bocciatura in matematica, l’io narrante vaga sconsolato in bicicletta per la città, indeciso su come rientrare a casa e confessare la verità ai genitori. Egli incontra così Micòl affacciata all’alto muro del giardino, che, dopo un rapido scambio di battute, lo invita a scavalcare per visitare il giardino. L’esitazione dovuta al fascino inquieto che Micòl già esercita su di lui, unita al sopraggiungere di un imprevisto  fa sì che il narratore debba aspettare quasi dieci anni per varcare la soglia di quel giardino che già dava adito a fantasie e desideri.

Si arriva così al 1938, nel frangente storico in cui sull’Italia e sulla comunità ebraica di Ferrara si stringe la morsa delle leggi razziali fasciste. Il protagonista, che ora frequenta l’università, riceve un inaspettato invito a giocare a tennis nel campo privato di Alberto e Micòl, all’interno della villa. Il circolo del tennis di Ferrara ha cominciato a ritirare le tessere degli iscritti ebrei e i due giovani Finzi-Contini, con il gusto aristocratico e naïf che li contraddistingue, organizzano una sorta di circolo alternativo. Il narratore coglie l’occasione e inizia a frequentare assiduamente la “magna domus”, come viene ironicamente chiamata la grande villa in mezzo al parco privato. Al gruppo ristretto dei tennisti si aggiunge spesso Giampiero Malnate, un perito chimico di tendenze marxiste. Il circolo dei Finzi-Contini e il loro immenso giardino diventano così uno spazio protetto e chiuso rispetto alla Storia e alla tragedia che incombe sull’Italia e - in particolare - sugli ebrei. Il personaggio principale e Micòl, diventata una ragazza spigliata e conturbante, sfruttano questa occasione per approfondire il loro rapporto nel corso di lunghe passeggiate e giri in bicicletta per il parco. Micòl manifesta in queste occasioni la sua spiccata predilezione per il passato, quasi che l’attesa di qualcosa dal futuro sia per lei inutile e priva di reale valore. L’amicizia tra i due, intensa e ambigua, viene confusa dal narratore per la possibilità di un amore più maturo e consapevole. In una scena determinante, Micòl e il narratore si trovano da soli in un garage, all’interno di una vecchia e decrepita carrozza dei Finzi-Contini, ma il protagonista non sa decidersi ad agire
Anche la partenza di Micòl per Venezia per frequentare l’università, all’inizio della terza parte del Giardino, non interrompere le visite del protagonista a casa Finzi-Contini, nella convinzione che mantenere quel legame serva a tenere viva la speranza di un amore futuro. Il protagonista, nell’inverno tra il 1938 e il 1939, approfondisce la conoscenza con il padre di Micòl, il professor Ermanno, con Alberto Finzi-Contini e con Giampiero Malnate, con cui si impegna in lunghe conversazioni sulla crisi internazionale che prelude alla Seconda guerra mondiale. La vicenda ha una svolta in occasione delle festività per Pesach (la Pasqua ebraica): il narratore, abbandonando le tristi ritualità familiari, corre a casa Finzi-Contini per l’improvviso ritorno di Micòl. La bacia, ma ottiene in cambio una reazione fredda e dissimulata. Da qui il protagonista è combattuto tra nuovi (e goffi) tentativi di seduzione e il desiderio di restaurare l’antica amicizia con Micòl, sempre più sfuggente e irragiungibile. A mano a mano che questo amore si trasforma in ossessione e frustrazione aumentano anche le inquietudini dovute all’imminente ingresso dell’Italia in guerra al fianco della Germania nazista. Mentre il mondo placido della Ferrara altoborghese ed ebraica è vicino al collasso, il rapporto tra Micòl e il protagonista giunge al naturale esaurimento. È la ragazza, dopo l’ennesimo approccio fallito, a spiegare al protagonista l’impossibilità di un amore reale tra due persone in tutto e per tutto simili come loro:
Le visite a Micòl nella primavera-estate del 1939 si diradano fino a cessare del tutto, e vengono sostituite dalle serate trascorse a parlare di politica con Giampiero Malnate. Con lui il narratore si reca anche in un bordello e, al rientro in casa, ha un colloquio sincero e risolutore con l’anziano padre, dopo il quale si convince a porre fine alle proprie illusioni. Specularmente alla prima scena con i due personaggi bambini, il protagonista si reca per un’ultima volta al giardino dei Finzi-Contini: qui ha un’illuminazione, intuendo, pur non potendone avere alcuna certezza, che forse è proprio Malnate l’amante segreto di Micòl. Il romanzo si chiude così con una nota di serena e pacifica disillusione:
Nell’Epilogo, il narratore tira allora le fila delle vicende: dopo quella notte, il mondo dei Finzi-Contini si è chiuso per sempre, non solo per lui. Alberto è morto nel 1942 per un tumore, che già aveva manifestato i suoi sintomi nel corso della storia; i Finzi-Contini sono stati deportati nel campi di sterminio dopo l’8 settembre 1943 e anche Giampiero Malnate è morto durante la disastrosa Campagna di Russia. Il romanzo si chiude come si era aperta, all’insegna della morte e della memoria di Micòl.


Personaggi

Il narratore: tutte le vicende sono riportate tramite lo sguardo e la voce in prima persona dell'io narrante, allo stesso tempo regista e personaggio del romanzo. Il narratore non fornisce alcuna informazione sulla propria identità (benché si tenda ad identificarlo con lo stesso Giorgio Bassani), se non che è un ebreo della media borghesia, appartenente alla comunità israelitica ferrarese della fine degli anni trenta. Riesce a scampare agli orrori della Seconda Guerra Mondiale. Intelligente, timido e a tratti introverso, fin da bambino prova una segreta ammirazione verso la famiglia dei Finzi-Contini e attrazione per la bella Micòl. Micòl: una giovane molto bella e intelligente; le piace parlare molto, inventando addirittura un linguaggio familiare, il finzi-continico, che condivide specialmente col fratello. Ama la letteratura, soprattutto di Emily Dickinson, su cui incentra la sua tesi di laurea. Ha un carattere molto energico e pragmatico, tanto che l'organizzazione domestica è affidata a lei. Adora i làttimi, piccoli soprammobili di vetro di Murano che colleziona in camera sua. Nutre un forte amore verso il passato («il dolce e pio passato»), mentre prova avversione per il futuro, quasi come una premonizione della tragica fine che toccherà a lei e alla sua famiglia. Ha un carisma molto forte ed è una ragazza sicura di sé.


Alberto: il fratello maggiore di Micòl. Laureando in ingegneria, senza però mai riuscire a laurearsi, è un esteta che prova una grande ammirazione  verso Giampiero Malnate. Si ammala di linfogranuloma maligno e muore nel 1942, un anno prima della deportazione dell'intera famiglia nei lager tedeschi.
Giampiero Malnate: coetaneo dei protagonisti, proveniente dalla città di Milano, vive da due anni a Ferrara, dove lavora come chimico in uno stabilimento della Montecatini, in attesa di essere trasferito nella sede di Milano. È intimo amico di Alberto, che conosce fin dai tempi in cui frequentavano assieme l'università a Milano. Ha una forte personalità ed è un fervido comunista. Spesso si accendono violente discussioni in materia politica tra lui e il protagonista, di opinioni politiche più moderate, ma del quale diventa un sincero amico. Nel 1941 è arruolato nel CSIR, senza fare mai ritorno.
Professor Ermanno: il padre di Micòl e Alberto. Nutre una grande stima nei confronti dell'intellettuale e intelligente protagonista, al punto da aprirgli le porte della sua casa e della sua biblioteca privata. Criticato dai suoi concittadini come sofisticato e altezzoso, si dimostra in realtà capace di profonda umanità e solidarietà, dimostrando anche un coraggioso atteggiamento sprezzante nei confronti dei compromessi col regime fascista.

Perotti: il maggiordomo tuttofare della famiglia Finzi-Contini.

Luoghi

I fatti si svolgono a Ferrara nel giardino o nella casa dei Finzi-Contini, a casa del protagonista e di Malnate oppure per le varie strade del paese.

Temi
Temi affrontati nel libro: i temi che l'autore affronta nel racconto sono l'amore non corrisposto, le persecuzioni razziali e la differenza tra amicizia e amore.
                                                                          Francesco Fraviga

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