SE QUESTO E’ UN UOMO

Primo Levi, nato a Torino
nel 1919, fu una delle figure più di rilievo della letteratura italiana del
Novecento; Ebreo e antifascista è conosciuto dal pubblico soprattutto per il
romanzo “Se questo è un uomo”, scritto nel 1945, anno in cui esce da Auschwitz e
torna in Italia.Dopo una prima accoglienza molto fredda, questo romanzo diventò un classico della letteratura
italiana del nostro secolo che ancora oggi emoziona milioni di lettori. In
questo romanzo l’autore racconta la sua tragica esperienza vissuta
nei campi di concentramento, durante la Seconda guerra mondiale. Sottratto alla
sua vita quotidiana, durante il periodo nazista, Primo Levi viene condotto in
questo luogo di morte, costruito per annientare la dignità umana.


Nel libro “Se questo è un uomo” si racconta di come il lager nazista sia pensato appositamente per trasformare gli uomini in vere e proprie bestie, costretti a lottare gli uni contro gli altri per la sopravvivenza.
Levi, così come gli altri internati, è obbligato ai lavori forzati, denutrito e privato persino del nome, sostituito da un numero marchiato sulla pelle. La vita nel lager è descritta da Primo Levi come una realtà incredibilmente alienante, in cui gli uomini e le donne subiscono ogni tipo di sopruso. Torturati, costretti a soffrire ogni tipo di dolore, da quello fisico a quello mentale e morale, sempre più massacrante, le persone si trascinano nel campo di concentramento fino a non provare più emozioni. L’autore del romanzo descrive il proprio tempo trascorso nei lager ed è evidente dalle sue parole come questa tremenda esperienza abbia poi condizionato la mente e lo spirito anche una volta uscito dai campi dell’orrore. Escludendo il primo capitolo, che si svolge sul treno in viaggio verso la Polonia, tutta la vicenda è ambientata nel campo di lavoro di Auschwitz. Tutti i luoghi, da lui descritti, (anche quelli apparentemente meno importanti, che paiono non avere un ruolo fondamentale nel racconto, quali il treno o le cuccette) sono menzionati e descritti affinché diano una maggior enfasi al dramma di chi visse quel campo.
Il
romanzo è estremamente toccante, perché al di là delle crude descrizioni di ciò
che Levi ha visto accadere ai propri compagni, e delle tremende condizioni di vita a
cui era sottoposto, l’autore parla di una coscienza che cerca di reagire.
Egli infatti racconta di come, nonostante tutto, in un luogo ove regna la morte
a lui rimane fedele una forza e una pulsione vitale che gli permettono di
sopravvivere. Egli infatti scrive: "La persuasione che la vita ha uno scopo è radicata in ogni fibra dell'uomo, è una proprietà della sostanza umana" e ancora: (...) Vi si oppone la nostra sempre insufficiente conoscenza del futuro; e questo si chiama, in un caso, speranza, e nell'altro, incertezza del domani."

Commenti
Posta un commento